Ci sono in commercio dei cosiddetti elettroshock chiamati "Taser" che permettono di tramortire un eventuale aggressore colpendolo con una scarica elettrica di circa 60000 volt. C'è in giro un po di tutto, taser che sembrano dei pacchetti di sigarette, delle pistole ed anche con un design da non sfigurare nella borsetta delle signore.
Si parla di 60000 volt, scontato che sono veramente tanti (infatti ogni tanto si sente che qualcuno ci lascia le penne) e scontato che sono tutti accessori probabilmente illegali (illegali nel portarli o nell'utilizzarli non fa una grossa differenza) quanto sto a descrivere è un'alternativa a mio parere a volte più efficace e sicuramente meno costosa.
Premetto che sconsiglio la realizzazione di quanto descriverò nelle prossime pagine e sopratutto ne sconsiglio l'utilizzo in quanto può provocare ferite, danni permanenti se non la morte sui soggetti sottoposti a questo elettroshock, anche se ritenuti sani.
Inoltre prendersi l'onere della costruzione è dare scontato che assaggerete anche voi gli effetti delle alte tensioni, volutamente a scopo di test o incidentalmente vi accorgerete che sono non dolorose, ma MOLTO dolorose.

 

Macchina fotografica elettroshock - L'hardware

15 Luglio 2009
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La Kodak originale

---ATTENZIONE--- Prima di continuare la lettura di questa pagina leggere e comprendere chiaramente quanto scritto a questo link.

Come avete letto nel titolo una comune macchina fotografica può aiutare e difendersi da eventuali malintenzionati. Senza usarla come puro oggetto contundente, peraltro abbastanza inefficace, la creatività può aiutare in questo.

l punto di partenza é appunto una macchina fotografica usa e getta, ovviamente usata. All'apparenza è tutta plastica da riciclare ma in realtà in quelle dotate di flash c'è anche un circuito elettronico elevatore di tensione. Da una batteria alcalina da 1,5V si ottengono 300V, decisamente non male.

Premetto che in giro c'è un po di tutto come macchine fotografiche, di tutte le marche, formati, accessori, quindi procuratevene più di una e scegliete quella che fa più a caso vostro. I fotografi non sanno cosa farsene, le portano in discarica ad incasso zero quindi in teoria gli fate un piacere.
Ottenuto il rottame della macchina la prima cosa da fare è rimuovere la batteria (se ancora c'è) di solito una stilo o ministilo e poi individuate un grosso condensatore di solito di colore nero (o comunque l'unico condensatore presente). Cortocircuitatelo con un cacciavite facendo ben attenzione ad essere isolati dalla parte in metallo o pena il primo assaggio dell'elettroshock.
Fatto questo rimuovete il circuito stampato con tutti i componenti, il resto lo potete anche distruggere.

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I componenti utili

Ci sono solo 3 componenti interessanti, il trasformatore elevatore, un diodo ed un transistor. Diodo e transistor sono componenti comuni, il traformatore invece risulta essere particolarmente delicato. La plastica con cui li costruiscono fonde a temperature molto basse e dissandandolo rischiate di distruggerlo, procuratevi più di una macchina anche per questo motivo
Potreste ritrovarvi un circuito flash differente da quello in foto
Qui riporto lo schema di 2 note case costruttrici di macchine fotografiche. Seguendo lo schema potete individuare i componenti con tranquillità e sopratutto sapere se servono allo scopo. Dei 2 schemi io ho sfruttato i componenti del primo il quale utilizza un traformatore elevatore a 5 pin. Se per un qualunque motivo utilizzate un trasformatore a 4 pin lo schema che vi propongo è concettualmente comunque valido ma sarà da modificare.

Della macchina fotografica non serve nient'altro, quindi andate a comprare il resto, è comunque poca cosa e con un paio di euro vi salvate.
Passate alla realizzazione del circuito stampato, è molto piccolo e lo potete fare anche su millefori. In foto trovate schema elettrico e circuito stampato: Sullo schema in rosso sono segnati i componenti ricavati dalla macchina fotografica.

Il principio di funzionamento è questo:

Trasformatore elevatore, transistor, diodo e resistenza da 220 ohm formano un circuito elevatore di tensione che carica il condensatore da 10µF 600V. Questo condensatore funge anche da limitatore di tensione, in quanto raggiunta la sua soglia dei 600V il dielettrico inizia a scaricare.In pratica per ottenere tensioni più elevate serve cambiare il condensatore
Il condensatore da 10µF 50V si carica attraverso la resistenza da 3,9Mohm, raggiunta la tensione di soglia del diac questo polarizza il gate del triac portandolo in conduzione.
Ipotizzando che il quel momento un eventuale malcapitato fosse in contatto con entrambi gli elettrodi di uscita riceverebbe tutti i 600V caricati sul condensatore.
La scarica è di durata estremamente ridotta (frazioni di secondo) ma molto dolorosa.

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Lo schema elettrico


Scaricandosi completamente il condensatore da 600V sul malcapitato il triac torna in interdizione ed il ciclo di carica ricomincia. con i valori riportati il malcapitato riceve una scossa ogni secondo.
Psicologicamente parlando è più deleterio una serie di scariche di media potenza intervallate da delle pause che una continua di elevata potenza. Nei periodi di pausa il pensiero che a breve si avvertirà un forte dolore è molto demotivante.

A parte questo il circuito ha dimensioni talmente ridotte che per raggiungere i 600V ha bisogno di un po di tempo, infatti con gli opportuni strumenti potete vedere come al ritmo di una scarica al secondo si raggiungono poco più di 400V, ma vi garantisco che sono più che sufficienti.

Collaudate il circuito alimentandolo con 3V, se funziona alloggiatelo all'interno di una scatolina di plastica di 57x34 mm, in una seconda scatolina alloggiatevi 2 ministilo, collegatele elettricamente ed il gioco è fatto.

Come interruttore ho usato un jack mono con switch, in seguito capirete il perchè.
Notate che il circuito stampato è da sagomare per alloggiare il condensatore altrimenti troppo alto, i fili di uscita escono dalla scatola attraverso 2 fori posti sul fondo.

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L'elettroshock finito


Dalla foto si nota come il posto non abbonda, il triac è sdraiato sopra altri componenti: per lo stesso motivo se volete cambiare condensatore per avere maggior potenza (condensatore più grande=maggiore durata della scarica, condensatore con soglia di tensione più elevata=scarica più dolorosa) dovrete cambiare scatola, aumentate anche il valore della resistenza da 3,9M per avere scariche meno frequesti o sarà tutto inutile.

L'elettronica è finita, non vi dico come ho fatto il collaudo ma conscio che ho in mano un articolo che può essere letale ho preso le dovute cautele. Passate al capitolo successivo.

Macchina fotografica elettroshock - Il guanto

15 Luglio 2009

 

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Il guanto/taser indossato

Anni fa lessi su un noto quotidiano che un'azienda costruttrice di casseforti vendeva una cassaforte da incasso che si nascondeva dietro agli interruttori del lampadario, quelli che si trovano a fianco di tutte le porte per intenderci. "Una bella idea" mi dissi.
Dopo qualche mese lessi sullo stesso quotidiano che in un appartamento i ladri avevano sfasciato tutti gli interruttori alla ricerca di tale cassaforte. Il motivo è ovvio, se dici a tutti che li dietro potresti trovare una cassaforte è normale che ci guardino.
La morale è che una bella idea si è rivelata un fiasco per motivi commerciali. Se non fai conoscere non vendi ma sei fai conoscere non raggiungi lo scopo.

Ipotizziamo che avete comprato un taser commerciale, uno di quelli che erogano 60000 Volt. State rincasando a piedi ed improvvisamente vi aggrediscono, uso il taser direte voi ma considerate che:
- vi hanno aggredito e quindi vi hanno colto di sorpresa
- probabilmente vi hanno anche dato un pugno quindi siete in parte storditi
- il taser l'avete in tasca o nella borsetta nel qual caso sperate di avere ancora la borsetta in mano o di aver accesso alle tasche
- il taser è da accendere, dubito l'aggressore vi lasci il tempo di trovare l'interruttore, se è già acceso e l'avete in tasca vi state facendo del male
- ipotizzando che siate riusciti a prenderlo se prima di utilizzarlo vi arriva un altro pugno ben assestato il taser è già volato fuori dalla vostra portata.

Detto questo anche se il taser fosse il più potente gadget da autodifesa all'atto pratico riuscirebbe a fare ben poco. Come la cassaforte che ho nominato prima è stato un fallimento per motivi indipendenti dal suo valore tecnico anche il taser commerciale è a mio parere inefficace per motivi indipendenti dal suo valore tecnico.

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La traccia del guanto

Riprendiamo le nostre considerazioni, il taser ha il difetto che quando mi aggrediscono non l'ho in mano, non è acceso, comunque potrei perderlo. Basterebbe allora legarselo alla mano con un po di nastro adesivo e tenerlo sempre acceso. Si ma questo oltre a risultare decisamente scomodo ci porterebbe a perdere tutti gli amici a forza di elettroshock. C'è una via di mezzo, rendere l'accensione del taser agevole e integrarlo in un capo di abbigliamento comune, un guanto.
Per la precisione ho pensato ad una fascia per motivi anche di realizzazione. Sul dorso c'è posto per l'elettronica e sul palmo i due elettrodi .
Per meglio seguire l'andamento curvilineo del dorso della mano ho diviso in 2 il circuito elettronico, da una parte le 2 batterie AAA e dall'altra l'elevatore di tensione.
Il tutto è molto funzionale, si possono fare azioni comuni come guidare un'auto, telefonare, maneggiare utensili o comunque oggetti in quanto non siamo a spasso per cercare di essere aggrediti, qualcosa da fare l'avremo sicuramente.

Per l'accensione ho utilizzato un jack mono con presa da pannello provvista di deviatore. In questo modo per accendere questo taser casalingo dobbiamo togliere, e non mettere, il jack dalla sua sede. L'operazione è estremamente semplice e veloce, la si può eseguire anche senza avere la vista del guanto o utilizzando i denti (il jack è connesso al lato in bassa tensione dell'elevatore, non preoccupatevi). Un elastico permette di non perdere il jack per poterlo spegnere, ricordiamoci che chiudere la mano a pugno corrispondere a subire la scarica noi stessi.

Come elettrodi ho creato una croce in plastica con avvolto una treccia dissaldante. il tutto cucito con filo, ovviamente, isolato.

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Il palmo con gli elettrodi

Facendo attenzione a non avere sul lato interno parti scoperte si può usare sostanzialmente qualunque materiale od oggetto come elettrodo. in particolare penso sia da valutare l'ipotesi di utilizzare carta stagnola incollata, si dovrebbe raggiungere una vestibilità superiore a quella del mio prototipo.
Avendo la possibilità di cucire la pelle sicuramente si otterrebbe un risultato esteticamente più gradevole. Fallimentare è invece risultata l'idea di utilizzare un guanto commerciale. Il dorso risulta sempre troppo piccolo ed è a dir poco problematico cucire tutto a dovere.


Per legare il guanto alla mano ho utilizzato delle fasce in velcro cucite, 2 striscie di qualche centimetro permettono di avere una buona vestibilità e di adattarsi a tutte le mani. In foto la mano della mia ragazza che chiama il 113 a scopo dimostrativo, non la stavo aggredendo.

Tutto sommato direi che il guanto/taser è efficace. Risolve la maggior parte dei problemi del taser commerciale ma il suo vantaggio maggiore è che non ne preclude l'utilizzo. Se uno il taser proprio lo vuole questo guanto non gli impedisce di utilizzarlo.

Mi è stata mossa la critica che con solo 600V devo toccare l'aggressore in un punto non coperto da vestiti (mano, volto, braccia è indifferente). E' vero e probabilmente è il suo lmite maggiore ma se elevo la tensione di utilizzo la scarica la becca chi indossa il guanto, quindi meglio fermarsi ai 600V che comunque vi garantisco fanno male.

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Nonostante il guanto si possono eseguire anche operazioni molto utili.


Ripeto nuovamente che realizzare quanto ho scritto è estremamente pericoloso, sia per chi lo costruisce che per chi vi è intorno, inoltre il possesso di tale oggetto è probabilmente illegale nel nostro paese: Considerate il tutto come un esecizio di bricolage.